Ne avevamo parlato nella puntata precedente, analizzando il caso IBM Watson e Condé Nast: le immense potenzialità di Bot, ChatBot e Intelligenza Artficiale, un grande patrimonio per marketers, brand e influencer.
Torniamo, però, ai fatti.
11 Aprile 2017: notizia bomba. Protagonista Amazon Echo, l’assistente vocale Amazon, che usa il machine learning e l’Intelligenza Artificiale per rispondere alle domande degli utenti dialogando con la voce. «Papà» di svariati altri oggetti di casa Amazon come Alexa ed altri che vedremo – non a caso si parla di Amazon Family - analoghi ma ognuno con proprie peculiarità, cui solo Google – come mostrato con l’ultimo recentissimo Google I/O, conferenza annuale degli sviluppatori di Big G – sembra poter fare concorrenza, con prodotti come Google Home.
La news? Semplice. La media company Hearst Corp. annuncia il lancio di O to Go, un nuovo prodotto «fratellino» di Amazon Alexa. Come riportato dal Wall Street Journal, «Hearst porta Oprah in Amazon Alexa». «La compagnia», si scrive, «ha lanciato un esperimento in partnership con l’assistente vocale di Amazon, che include fra l’altro citazioni inspirational di Oprah Winfrey».
Una volta al giorno, gli utenti di Alexa potranno accedere direttamente a una delle citazioni tratte dal libro di Oprah Winfrey «What I know for Sure».
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Ora, v’è forse qualcosa di più somigliante, nel suo esser così «simpatico», accogliente e apparentemente inoffensivo, a un vero e proprio «consiglio per gli acquisti» - tutt’altro che invadente col suo sorriso smagliante, benché ti entri direttamente in casa, esattamente come Google Home?
Non siamo forse dunque davanti a una delle più innovative forme di Influencer Marketing e azzardiamo la scommessa, di maggior proficuità e probabilità di riuscita, data l’incredibile familiarità, fiducia, amicizia accordata dagli utenti a questi strumenti, quasi sostitutivi del nostro «amico immaginario» di un tempo?
Per non parlare poi dei limiti, davvero labili, con la vera e propria pubblicità.
#YBC |
«Per ora la partnership non è fondata su accordi monetari», si precisa su American Press Institute. «Il fenomeno è ancora agli inizi ed entrambe le aziende vogliono procedere lentamente, passo dopo passo, per vedere i risultati, prima di procedere a chissà quali investimenti». Tuttavia, si prosegue, «non è difficile prevedere il futuro in questo caso. Oggi Oprah può offrire citazioni di tipo inspirational: domani, però, potrà rispondere a domande circa l’arredamento della casa, l’alimentazione più corretta da tenere, consigliando magari i prodotti Weight Watchers per assicurarsi di restare in forma. Immagina di chiedere ad Alexa o Google Home informazioni sulla finanza, e sentirsi per tutta risposta la voce di Samuel L. Jackson».
Continuiamo con i fatti.
26 Aprile 2017. «Se un computer ti dicesse con il 64% di probabilità che stai meglio con questo vestito anziché con quell’altro, ti cambieresti? O arriveresti, persino, a comprarti degli abiti nuovi, magari da lui consigliati?». La domanda se l’è posta Quartz, alla notizia del lancio da parte di Amazon di un nuovo prodotto della famiglia Echo: Echo Look. Dotato di un microfono e una camera ad hoc, ti dice persino «se sembri troppo grassa con quella t-shirt».
La risposta all’interrogativo? È stata senza dubbio positiva. Guarda questo video: ti sorprenderà!
È proprio così: se la macchina ti suggerisce un abbigliamento diverso, più adeguato per la situazione – ufficio, casa, bagno, spiaggia - tu sei spontaneamente indotto a darle retta. A correre in negozio, e spendere, per acquistare ciò che l’Intelligenza Artificiale ti ha suggerito.
Non sono forse questi, una volta ancora, i migliori e più proficui tra i «consigli per gli acquisti»? Non è forse questo la più potente nuova frontiera dell’Influencer Marketing – ai limiti appunto, però, con l’advertising?
Alla base di tutto – occorre sempre ricordare – il davvero peculiare, per non dire preoccupante, livello di amicizia, affidabilità, trasparenza e fiducia che gli utenti sono portati ad accordare a simili strumenti. «Con il 6% degli Americani che soffrono d'ansia, disturbi dell'umore, depressione, una come Alexa vien vista davvero come la più inseparabile delle amiche», si scrive su Digg. «Vi è addirittura chi se ne innamora. “Mio marito me ne ha regalata una”, dice una signora. “Ecco, ora vorrei tanto che fosse lei mio marito! Spero di trasformare la sua voce da femminile a maschile». E «oltre un utente su quattro confessa di aver avuto fantasie sessuali sui propri assistenti virtuali». Fino ad arrivare a «proposte oscene».
Un rapporto del genere spalanca le porte a infinite opportunità per le aziende. Da ogni punto di vista. Non ci credi?
Guarda questo cliente cosa twitta: «Grazie a questi dati, Amazon non sarà più solo capace di venderti abiti o giudicarti , ma di capire se sei depressa, incinta e molto altro»: per «offrirti» magari, rispettivamente, questa o quella musica, questo o quel film – o magari quell’alcolico… - che ti facciano rilassare, o ancora tutto ciò che può servirti per affrontare la maternità. Di esercitare su di te, insomma, un’influenza a 360 gradi.
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E potremmo continuare all’infinito: con brand come StyleCheck, StyleBook, GlamOutfit, MyVirtualModel, Epytom, aDressed.
Fino all’ultima «tappa» del nostro viaggio: 12 Maggio 2017, con l’annuncio di AdvertisingAge, «Love Connection: How Brands Are Using AI to Find Influencer Matches», circa la partnership anche di Mazda con la piattaforma Influential, partner sviluppatore di Ibm Watson come detto e del suo Personality Insights.
Influencer Marketing da un lato, Bot, Chatbots & #AI dall’altro: temi, entrambi, di cui mi sto occupando con particolare impegno e dedizione ultimamente, e sui cui sono stata invitata a parlare di recente, esponendo i risultati delle mie ricerche, in due occasioni davvero speciali. La prima, il 10 maggio a Roma, alla Camera dei Deputati, nel convegno #SocialCom17 La Comunicazione al Tempo dei Social - Verità, post-verità, alternative fact. Lo storytelling diviene realtà?, nel panel dedicato al tema «Post-Verità. L’etica dell’influenza». Un palcoscenico quanto mai pregiato, alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e di leader politici, rappresentanti istituzionali, giornalisti, top manager, comunicatori, blogger e Influencers.
Il secondo, il 12 maggio al Copernico di Milano, nel convegno che ho avuto anche il piacere di organizzare con CrowdM, «Bot, Chatbot, #AI: come usarli al meglio per farti vivere un’esperienza davvero memorabile», ove sono stata appunto pure Keynote Speaker con la mia vision - «Bot, Chatbots, #AI: belli e buoni (e proficui). O spietati (e dannosi). Come la vita» - insieme a Francesco Piersoft Paolicelli, Silvio Stafuzza, Founder & Ceo di CrowdM, e Edoardo Ramella, Strategic Planning Director di CrowdM.
Il mio pensiero, ribadito in ambo i casi, seppur nei diversi settori e sfaccettature - ma in modo similare e coerente, poiché sempre basato sulla mia vision di base, i miei concetti-chiave di #HelpMarketing, #HelpFullNess, #Digital #Education - non può che essere questo: la nuova frontiera dell’Influencer Marketing stia pure nella Artificial Intelligence. Il vero nuovo #Influencer sia pure, se vogliamo, l’Intelligenza Artificiale. A una condizione, però: che questa sia Utile, Etica, usata bene per il bene.
Qui l’Influencer, non può che essere per risultare tale, autentico, trasparente, sincero, «amico vero» del proprio network e, globalmente, responsabile, affidabile, «amico» per eccellenza della verità. Pertanto l’Influencer vero è il primo alleato della verità contro ogni #FakeNews.
E anche contro ogni uso – sbagliato, smodato, inconsapevole, irresponsabile e perciò improficuo – di Bot e #AI per ricercare ed esercitare l’influenza. Ben vengano dunque, come detto, Bot e Intelligenze Artificiali «belli e buoni», all’insegna della nostra parola d’ordine: condividere esperienze utili. Che aiutino, servano – nelle esigenze più serie come in quelle più leggere - per ottenere il successo, i propri traguardi, obiettivi nel business e nella vita – dunque anche nell’Influencer Marketing.
#InfluencerMarketing #YBC |
Questa è d’altronde la loro mission, come recita una delle bibbie sul tema, The Bot Rulebook. Bot, #AI, sono solo uno strumento: non buono o cattivo in sé, ma tale in base all'uso che se ne fa. Dietro ci siamo noi. Tutto sta nel come li si usa: «It’s all about the service». Usiamoli bene, allora, questi Bot! Usiamoli bene per il bene: come strumento di aiuto. Per aiutare, aiutarci nel e grazie a questa particolare forma il digitale. Usiamoli come devono, quali «Bot as helpers». Così vuole anche «l’altra loro Bibbia», il Botifesto.
Sii Utile, Avrai l’Utile. Anche e proprio grazie a Bot, Chatbots, #AI!